Nel confronto con Paolo Piccoli, Claudio Cia, scrive nuovamente al direttore del Trentino una lettera che viene pubblicata in data 8 luglio a pag. 8.
Egregio Direttore, devo ammettere che nella mia storia personale e politica mai come in questi giorni mi era capitato di vedere il mio pensiero, e purtroppo non solo il mio, travisato da alcuni esponenti politici per condurre una campagna elettorale all’insegna del vittimismo. Partendo dal fatto che io non ho mai apostrofato il candidato sindacalista Ianeselli come “pericoloso”, vorrei ricordare come il mio intervento – riportato integralmente dai quotidiani locali – non era volto ad esporre temi e proposte politiche (per quelli ho a disposizione il Consiglio provinciale, che mi vede attualmente tra i consiglieri di maggioranza più propositivi) ma semmai a censurare un certo atteggiamento volto a fornire una visione pilotata ed errata di un personaggio importante per la storia trentina come Alcide Degasperi. Sono ancora una volta costretto a chiedere ospitalità sul giornale da Lei diretto per correggere il notaio Paolo Piccoli che – seppur per bocca dell’immortale maestro Ennio Morricone – in una delle sue ultime visioni oniriche vorrebbe anche far passare Gesù come “il primo comunista”. Di questo passo dovremo presto sentire del “Discorso della Montagna” come di una Woodstock in salsa biblica? Non credo ci sia bisogno di scomodare nessuno per ricordare al notaio che la folla riunita nel cortile del Pretorio di Pilato scelse lo zelota Barabba (partigiano estremista per la lotta dell’indipendenza politica del regno di Giudea) che prometteva la rivoluzione immediata, ad un Cristo che non portava rivoluzioni in terra, rifiutando di prostrarsi a Satana nel deserto, perché il Suo regno “non è di questo mondo”. È quindi chiaro che l’adesione al Cristo non può essere frutto di un bisogno momentaneo, ma debba essere praticata e rinnovata tutti i giorni nei confronti di chi non ha mandato avanti gli altri (secondo il vecchio adagio spesso riferito ai comunisti “armiamoci e partite”) ma è morto in croce per la redenzione di tutti. Se poi Piccoli avesse voluto essere più prudente nel tirare per la giacchetta lo statista trentino Alcide De Gasperi, saprebbe che sono almeno tre le fasi della sua vita: il periodo austro-ungarico, il periodo sotto la dominazione fascista ed infine il periodo repubblicano. Ecco che allora non è possibile, e nemmeno giusto, fare un’operazione di cherry-picking come vorrebbero il notaio e certa parte della sinistra (ovverosia scegliere dal cestino le ciliegie che più ci piacciono e ignorare quelle guaste) intesa a salvare solo quello che ci piace o quello che ci serve momentaneamente a fini elettorali, perché altrimenti si rischia di apparire davvero poco credibili. In un quanto mai azzardato paragone, che presuppone che tutti i sindacalisti siano di sinistra, il notaio fa un aberrante collegamento tra il percorso del giovane Degasperi in Valle di Fiemme e il sindacalista Franco Ianeselli, traendone lo spunto per ribadire come, secondo il suo pensiero, De Gasperi fosse “uomo di centro con il viso girato a sinistra”. Mi si permetta una battuta di spirito: nessuna fra le statue (quella di Trento e di Matera) né fra i busti (quelli conservati presso il CAL di Trento, il Palazzo del Consiglio regionale e quello al Santuario della Verna, per citarne alcuni) ritrae lo statista trentino con il viso volto a sinistra, questo perché egli fu sì uomo di centro, ma con lo sguardo rivolto al futuro.
Claudio Cia
Assessore Regionale e Segretario Politico di AGIRE per il Trentino